Diario di bordo 54: Santa Lucia e “IL DONO”

“Il senso della vita è quello di trovare il vostro dono. Lo scopo della vita è quello di regalarlo.”
Iniziamo citando Pablo Picasso per raccontare l’ennesima, ineguagliabile, festa di Santa Lucia a casa Adami.
Non più casa della Chiara, che resta pur sempre di famiglia, ma che essendo ormai “in Zandonà” ha preso residenza altrove, ma genericamente casa Adami. E, nel cuore, casa di tutto il Più di Uno.
Probabilmente Santa Lucia è un po’ in differita, e suppongo che quest’anno abbia ascoltato i desideri di quello passato, fatto sta che improvvisamente e magicamente, quest’anno siamo arrivati tutti in orario e senza perderci nel tragitto. Poi è stata la solita routine: eravamo tanti, come sempre, chiassosi, come sempre (per qualcuno pure troppo, come sempre), strabordanti di gioia e di cibo. Come sempre.
Eppure questa annuale consuetudine è sempre ricca di sfaccettature, di piccole, grandi differenze che la rendono ogni anno indimenticabile. Quindi, per cambiare un po’ registro, guardiamo cosa c’è stato di diverso, cambiamo prospettiva.
E iniziamo aggiungendo un posto a tavola, quello di zio Ivo, forse inizialmente un po’ sbalordito dalla cagnara che si è creata in taverna in un secondo, ma che in men che non si dica ci si è abituato e sembrava starci anche parecchio bene; passiamo alla processione al piano disopra per un motivo diverso dalle tappe al bagno (e dal profumo che veniva dalla cucina), ma attratti dallo sgambettio della piccola Beatrice, anche lei alla sua prima Santa Lucia in assoluto; continuiamo con l’ammutinamento dei cappelli da Babbo Natale, quest’anno grandi esclusi dalla foto di gruppo (e a furor di popolo, per giunta) e concludiamo con ampi spazi in cui noi volontari siamo finiti relegati nella zona cucina, perché il gruppo… Che dire? Il gruppo è il gruppo ed è forte, è compatto, affiatato… I nostri ragazzi non hanno sentito la nostra mancanza, mentre ci affaccendavamo tra una portata e l’altra, perché erano in famiglia, erano a casa…. Certo, non è mancata la mano che rapiva, tra la consegna di un hamburger ed una fetta di pandoro, per un abbraccio mordi e fuggi o un bacio rubato sulla guancia mentre si raccoglievano i bicchieri… Caspita, chi ci avrebbe mai consolati???
Eccolo qui il dono di quest’anno. La famiglia Adami ce l’ha nel DNA, ce lo regala ormai da anni: farti sentire a casa, farti sentire bene, farti sentire che non sarebbe Natale gli uni senza gli altri.
Per chi scrive in questo momento il dono è stato rendersi conto in modo tangibile che nel Più di Uno siamo ormai una cosa sola, univoca, che abbiamo abbattuto la linea (sempre sottilissima) tra i volontari ed i ragazzi: siamo un gruppo di amici, che prende possesso della taverna di Chiara, che si organizza per chi porta cosa da mangiare, che si scambiano i regali….
Quindi ragazzi, il prossimo anno io mi siedo a tavola e servite voi!

AUGURI!
– Anna –